Oggigiorno è chiara a tutte le discipline la distinzione tra sesso biologico e genere sociale.
La separazione tra sesso e genere, ancora prima di essere recepita dalle scienze sociali, è stata formulata in ambito scientifico nei termini della differenza fra genotipo, cioè l’insieme dei tratti genetici e fenotipo, ossia l’insieme degli aspetti fisici. La costruzione biologica del sesso ha scavato a fondo nel corpo, dando un genere alla forma dei genitali, agli organi riproduttivi e alle gonadi, includendo poi aspetti anche più invisibili come i cromosomi, gli ormoni e i marker genetici.
Frank Lillie, uno dei pionieri della ricerca ormonale, si riferiva al sesso biologico semplicemente come un appellativo per la nostra impressione generale delle differenze tra corpi maschili e femminili. Oggigiorno, le più influenti correnti della biologia non sono concordi nel considerare quali siano i fattori più importanti per la differenziazione sessuale. C’è un consenso generale solo su quali siano le tessere del puzzle del sesso biologico: i cromosomi, i marcatori genetici molecolari, i dotti riproduttivi, le gonadi, gli ormoni, gli organi riproduttivi per la loro funzione, i genitali per la forma e funzione, la pubertà, intesa come flusso ormonale secondario, le funzioni riproduttive incluse, ma non unicamente, la produzione del seme, l’inseminazione, la gestazione e le caratteristiche sessuali secondarie quali la crescita dei capelli, il rapporto tra massa grassa e muscolare, crescita mammaria, la voce, ecc.
Ad ogni modo, questi componenti non hanno un genere di per sé, ma solo per il significato che gli assegniamo noi, per via del ruolo che rivestono nella riproduzione e nella nostra costruzione sociale del genere. Quindi anche i componenti del sesso biologico hanno un genere dettato da un’interpretazione sociale.
Dall’epoca della “scoperta” scientifica dei cromosomi sessuali, le coppie cromosomiche XY e XX sono state rapidamente adottate come gli indicatori canonici del sesso biologico. I 46 cromosomi umani sono suddivisi in 23 coppie, ovvero 22 coppie di autosomi e una di cromosomi cosiddetti sessuali indicati come X e Y (anno 1905).
Allo stesso tempo, è stato riconosciuto che la differenziazione sessuale a livello biologico non agisce secondo una logica dicotomica e non produce solo due tipologie di corpi uniformi. Allo stesso modo non sono uniformi l’identità e l’apparenza di genere. All’incirca una persona su 1000 sviluppa un corpo in cui non tutti i componenti corrispondono al genere dei cromosomi di sesso e questo senza particolare complicazione in termini di salute fisica.
Nella vita quotidiana, i genitali sono quasi sempre coperti e nascosti, e ci vergogniamo se vengono denudati in pubblico. Tendenzialmente non sappiamo che forma hanno i genitali neanche dei nostri più cari amici se non abbiamo avuto con loro una relazione intima. Perciò si può anche parlare di genitali sociali, ovvero la forma di genitali che presumiamo che una persona abbia in base alla sua apparenza, ossia al suo genere sociale. In quasi tutte le culture laddove la nudità non è comunemente praticata, chiedere che forma di genitali ha qualcuno è considerato invasivo e maleducato.
Con genitali solitamente intendiamo l’apparato genitale esterno, ovvero il pene e il clitoride. L’apparato genitale è costituito da organi esterni e organi interni. La forma e grandezza del genitale esterno è ancora tra i fattori primari nell’assegnazione del sesso alla nascita. Mentre nell’antichità si credeva che la vagina fosse un pene introflesso, adesso capiamo che il clitoride e il pene si sviluppano della stessa materia, anche se hanno diversi ruoli nella riproduzione e la vita sessuale.
Nel fenotipo maschile più comune, il pene e i due testicoli al lato del pene formano gli organi esterni, cioè visibili. Gli organi interni, non visibili, sono costituiti da: dotto deferente, vescicole seminali, dotti eiaculatori, prostata e uretra.
Nel fenotipo femminile più comune, i genitali esterni formano nel loro insieme la vulva che comprende il monte di Venere, il clitoride, le grandi labbra e le piccole labbra, tutti direttamente visibili. I principali organi genitali femminili interni e comprendono la vagina, l’utero, le tube o trombe di Falloppio e le ovaie.
Quando parliamo di genitali cosiddetti ambigui intendiamo una variazione di grandezza e forma tra quello che consideriamo la clitoride e il pene.
Con organi riproduttivi solitamente intendiamo l’apparato genitale interno che può essere direttamente coinvolto nel processo riproduttivo. Gli organi interni riproduttivi “maschili” sono costituiti da: testicoli, dotto deferente, vescicole seminali, dotti eiaculatori; quelli “femminili” dall’utero, le tube o trombe di Falloppio e dalle ovaie.
Una persona può avere gli organi riproduttivi e decidere di non utilizzarli, non averli, o averli di un genere diverso rispetto al proprio corredo cromosomico senza che questo impatti sulla propria identità di genere.
Le gonadi, dal greco gone (seme) e aden (ghiandola), sono gli organi anatomici che negli animali producono i gameti, ovvero le cellule riproduttive. Nella specie umana sotto il diretto controllo dell’ipofisi funzionano anche come ghiandole endocrine. Le gonadi cosiddette femminili si dicono ovaie e producono gli ovociti. Quelle maschili sono dette testicoli e producono gli spermatozoi. Le prime sono solitamente situate nella pelvi e i secondi sono solitamente posti nello scroto. Si sviluppano partendo da una gonade indifferente, cioè un organo che ha potenzialità di diventare sia testicolo sia ovaio. La differenziazione avviene al 2º mese di gravidanza. Le gonadi sono anche il maggiore produttore di ormoni sessuali nel corpo: estrogeni, progestinici e androgeni.
Spesso, per ragioni di natura sociale, viene praticata la gonadectomia sulle persone intersex. La decisione di un tale intervento dovrebbe essere lasciata all’individuo adeguatamente informato. La gonadectomia obbliga ad una terapia ormonale sostituiva a vita, perché gli ormoni sono importantissimi per la salute complessiva dell’organismo e non solo per la riproduzione o per i tratti sessuali, svolgendo, per esempio, la funzione di prevenire l’osteoporosi, regolare la salute cardiaca ed altro.
Quando il sesso fenotipico, cioè l’insieme delle caratteristiche fisiche, diverge del sesso genotipico, ossia il sesso cromosomico, delle volte ci sono dei marcatori al livello genetico che indirizzano lo sviluppo del corpo. I geni corrispondono a porzioni di genoma localizzate in precise posizioni all’interno della sequenza di DNA. Tante condizioni intersex sono associate a un marker genetico, perciò solitamente si fa una ricerca genetica per confermare la diagnosi. Numerose persone a cui era prima attribuita la diagnosi PAIS (Sindrome di parziale insensibilità agli androgeni) hanno scoperto, attraverso la ricerca genetica, di aver invece una diversa variazione intersex, come ad esempio il deficit di 5-alfa reduttasi, o l’ipoplasia delle cellule di Leydig. Un marker genetico non è sempre trovato ogni volta. Mentre la genetica è utile per precisare una diagnosi medica, è ancora poco chiaro cosa offra a livello terapeutico per le persone interessate. Possiamo dire che la scoperta di certi marcatori, in certi casi come nel deficit di 5-alfa riduttasi che spesso riguarda individui con un’identità di genere maschile, è stato usato clinicamente per mettere in discussione l’uso massiccio di interventi chirurgici precoci femminilizzanti.
Un ormone (dal greco όρμάω – “mettere in movimento”) è un messaggero chimico che trasmette segnali da una cellula o da un tessuto ad un’altra cellula o ad un altro tessuto. Gli ormoni sono stati concepiti e poi “scoperti” all’inizio del ‘900. Gli ormoni sessuali sono di tipo steroideo e si possono raggruppare in tre macro categorie: 1. Androgeni, come il testosterone, prodotto in maggior parte dal gonadi e dalle ghiandole surrenali; 2. Estrogeni, tra i più importanti c’è l’estradiolo; 3. Progestinici, tra i più noto il progesterone prodotto dalle gonadi.
I primi studi sugli ormoni sessuali si sono focalizzati sulla loro funzione nel sistema riproduttivo e sui caratteri sessuali secondari. Però pian piano adesso si comincia a comprendere che gli ormoni sessuali hanno un ruolo in numerosi importanti aspetti della nostra salute totale, dalla salute cardiaca a quella endocrinologica e ossea, e via dicendo. In più sappiamo che tutti e tre gli ormoni del sesso, androgeni, estrogeni e progestinici sono importanti per la salute di tutti i generi di corpi. Perciò tra le richieste dei movimenti Intersex c’è quella di aumentare la ricerca medica sugli effetti dei ormoni, e anche sulla terapia ormonale sostitutiva, invece di continuare a concentrare l’attenzione medica sulla forma dei genitali e la chirurgia ad essi connessa.
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